Le opere sono tutte senza titolo, tecnica mista su carta indiana.
Sono fogli di carta da acquarello ma molto spessa: vengono fatti macerando gli stracci
e poi lavorando la cellulosa con dei vecchi telai manuali.
Arrivano dall’India ed hanno un colore quasi beige, questo perchè oltre agli stracci
nell’impasto ci finiscono foglie di gelso ed altro che cade dove la miscela riposa
in attesa di esser tirata dal telaio.
I vecchi vestiti diventano stracci, gli stracci cellulosa,
le vite passate si amalgamano con quello che porta il vento,
diventando un nuovo foglio da dipingere.
Per molte persone occuparsi di chiudere una casa che altri hanno dovuto
lasciare è solo una seccatura, una serie di impicci pratici : si stacca
l'allarme, si aspetta l'incaricato che sigilla le utenze, si consegnano le
chiavi al proprietario, si firmano verbali con la delega, si perde una giornata
del proprio tempo.
In una calda giornata di luglio, con le tapparelle quasi completamente
abbassate, una casa svuotata, senza più mobili, piena di polvere negli angoli,
può parlarti di quello che è stato e non sarà mai più. Tutte le feste, i
sorrisi, le assenze, gli abbracci, i pianti, le risate, sembrano respirare nei
muri, tra i segni dei quadri tolti.
In quelle stanze c'è stato amore, ci hai fatto l'amore, potresti restare
prigioniero della malinconia, dei ricordi, del desiderio che tutto torni come
prima, con i muri bianchi, i chiodi al loro posto, la spina della tv
nell'interruttore.
Il gesto di estrarre il cellulare e fotografare quei muri spogli, quei segni
grigi delle cornici che non ci sono più, pare un modo di ribadire che le cose
non si fissano mai, si muovono comunque, rivivono e scorrono da un'altra parte.
Niente è per sempre, l'immagine fissata dall'obiettivo non contiene quello che
non c'è più e quello che sarà. E' un'illusione di realtà, la vita è un'altra
cosa.
Il colore scivola sulla carta indiana, fatta dagli stracci macerati. Gli
stracci erano vestiti, qualcuno li ha indossati, poi hanno conosciuto la
polvere, il tempo, contengono più vite, molte storie.
Sotto le tettoie di un villaggio di periferia, i telai a mano tirano i fogli
di carta con i bordi irregolari, dal colore sporco degli stracci macerati, non
quel bel bianco puro della cellulosa.
Foglie di gelso cadono dagli alberi, finendo nell'impasto, aggiungendo altro
colore sporco al bianco, sono gocce di colore nella pioggia.....
Non restare imprigionata nel segno di un quadro tolto dal muro,
amore mio non vivere nello spazio bianco dove i colori non entrano.
Intorno tutto si muove, porta le cose altrove, fa danzare le luci e le molte ombre sul tuo muro,
dove tutto non fa più male, semplicemente è stato
Lasciati andare alle emozioni, segui il flusso dei bianchi, dell'oro,
del blu oltremare, tieni presente il nero, ma usalo solo per avere
lo sfondo su cui gli altri colori risaltano, così, anche solo per pochi attimi.
La serie è finita, ho potuto vederli tutti insieme, uno accanto all'altro,
la cosa più importante è stata però vedere quest'ultimo prima di togliere
lo scotch di protezione, quello che fa emergere la cornice bianca.
I colori erano interi, senza interruzione, il flusso continuo, in un movimento costante,
a volte impetuoso, forse preoccupante, ma intenso.
Le cornici non ci saranno più, non voglio sbarre, combattiamo per non avere limiti,
per ricominciare a vivere, per essere noi stessi.